Pastrengo Agenzia Letteraria

Monthly Archives: Luglio 2022


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battito d’ali

Un racconto di Costanza Ghezzi
Numero di battute: 2120

Mio fratello aveva otto anni quando decise che sarebbe diventato un cacciatore di lucciole. I campi che si stendevano intorno alla casa, nelle sere di giugno, riempivano l’aria dell’odore aspro e pungente del grano umido e accoglievano frotte di lucciole, luci intermittenti nascoste a stento da un battito di ali. I campi diventavano cieli stellati. Imprigionate la notte sotto il bicchiere capovolto della Nutella, si dileguavano al mattino, lasciando monete luccicanti.

Renzo ci era andato in fissa.
«Stanotte ne catturo almeno mille» mi disse col fiato caldo da sotto il lenzuolo.
«Sì vabbè» smusai girandomi contro il muro.
La mattina il letto era vuoto.
Mia madre era troppo occupata con le galline che razzolavano nervose nel cortile polveroso e sudicio. Non ci fece caso e neanche io ci pensai più di un istante.

«Stanotte
ne catturo
almeno mille.»

Il sole in campagna d’estate è impietoso. Si esce solo se si deve, io preferivo l’ombra umida e pietrificata delle stanze. Dalla finestra potevo vedere le nuvole di polvere che i trattori facevano alzare e abbassare, in lontananza.

All’ora di pranzo fu dato l’allarme. Il babbo e i braccianti non fecero in tempo a togliere gli scarponi che furono gettati di nuovo fuori dalle grida di mia madre. La minestra lasciata a fumare nelle scodelle sbeccate.
«Renzo, dov’è Renzo? Maria l’hai visto? Guglielmo tu l’hai visto?» e così in un appello senza fine, senza conclusione.

Uno sciame di cappelli e maglie slabbrate buttato di rincorsa giù per i campi, questo vedevo dalla finestra. Un sollevarsi di polvere che confondeva l’orizzonte con le colline.
Odio la campagna, pensai in un rigurgito di pentimento profondo. Renzo forse aveva catturato centinaia di lucciole, e adesso era ricco in qualche città lontana. Avevo sonno, mi addormentai.

Al risveglio tutto era in penombra, gli uomini fuori in cerchio, attorno al corpicino di mio fratello, che non aveva lucciole con sé, solo un graffito rosso, un disegno perfetto che dalla bocca arrivava allo stomaco, lungo la casacca celeste del pigiama. Mia madre in ginocchio, muta.
Rimasi a fissare i campi dalla finestra, le lucciole iniziavano di nuovo a danzare.

ghezzi costanza bio

Costanza Ghezzi vive nel Sud della Maremma toscana. Lavora come editor e correttrice di bozze. Ha pubblicato racconti su riviste letterarie, ha scritto per la raccolta Misteri di Maremma (Effigi 2021) e il romanzo breve Il segno di Nora (Bibibook 2021). Ha curato per Thàlia Servizi Editoriali la raccolta Dipendenze, 18 storie ordinarie e stupefacenti (Bibibook 2022).

de luca antonello racconto

il verme

Un racconto di Antonello De Luca
Numero di battute: 2434

Il verme è lungo dieci centimetri ed è cicciotto, il più cicciotto dei suoi. Si muove all’alba quando la paura del passero costringe la comunità al rintano. Gli altri lo vedono risalire il muro della vecchia casa, fermarsi alla finestra, sotto la grondaia. Così interrompono ciò che stanno facendo – di solito mangiano e scopano e scopano e mangiano – e l’osservano.

Eccolo lì! dicono i più anziani, ci fosse una mela lassù! Qualcosa che ci sfami! Come fa a essere così grosso? Non mangia. Non lavora. E non si accoppia! È forse un asceta sceso in terra per farci impazzire tutti?
Ma non trovano risposta.

«Cosa vai
a fare lassù?»

Cosa vai a fare lassù? gli chiedono.
Accolgo il primo sole, risponde il cicciotto.
Il passero ti ucciderà! dicono gli anziani non privi di speranza.
Ma il tempo scorre e il rituale della finestra si ripete. Il passero sorvola ogni giorno la polis dei vermi senza cavarne alcuno dalla terra. I vermi continuano a scopare e a mangiare sperando che il passero uccida il cicciotto concludendo quello stupido rituale.
Non c’è vita in comune senza morte individuale, dicono durante i simposi, il cicciotto vuole sovvertire l’isonomia!

Così quando il primo giorno di primavera, il cicciotto viene stretto nel becco dal passero, tutti i vermi della comunità gioiscono in coro.
Il cicciotto si contorce nel becco.
Guardate! dicono gli anziani, adesso se lo pappa!

Ma quella sera lo vedono tornare. Il cicciotto saluta tutti e nessuno ha il coraggio di chiedere. Così per una settimana. Il passero prende nel becco il cicciotto e insieme volano al tramonto. Poi tornano alla finestra e si salutano.

Trascorre un’altra settimana. Si tengono altri simposi nell’agorà dei vermi. Si discute sul da farsi. Alla fine uno degli anziani chiede.
Entrambi amiamo volare, risponde il cicciotto, io non posso farlo e il passero mi insegna.
L’anziano strepita, farfuglia qualcosa.
Mi dà anche da mangiare, continua il cicciotto.

Allora l’anziano fa tutto ciò che di solito fa un verme quando s’infuria. Alla fine raduna la comunità dei vermi – più di mille allo scoperto in pieno giorno – con l’intenzione di punire il cicciotto, di bandirlo dalla polis.
Ma il cicciotto non si scompone.
Cosa hai dato in cambio al passero? ruggisce l’anziano verme, perché ti sfama?
Il cicciotto sorride.
Cosa gli hai promesso? Quali leccornie? Quali delizie?
Il cicciotto sorride.
Poi, d’improvviso, il buio.
E il frullo d’ali dall’alto.
Voi, dice il cicciotto, e il passero ha accettato.

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Antonello De Luca (1978) è nato a Fuscaldo (CS) e ha studiato a Roma. Vive e lavora a Milano. Ha due figli: uno tra i piedi; l’altro nella pancia della moglie.

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alla parete di giacomo

Un racconto di Benedetta Marinelli
Numero di battute: 2443

«Eccallà, lo sapevo io.» Adamo, languidamente appoggiato sul suo ancestrale masso, è il solito disfattista. «Guarda là, che cessa.»

Giacomo chiude la porta dietro di sé e le persiane il più silenziosamente possibile, senza lasciare la mano della ragazza.

«Oh sì! Le nostre scene preferite!» Le quattro Marilyn parlano sempre in coro.
«Vi fate i cazzi vostri?» le rimprovera Jeanne alzando gli occhi vuoti.
«Santo cielo, non entrava una ragazza in questa stanza da due anni. Puoi provare a essere contenta?»

«Contenta di un’altra puttanella che spezzerà il cuore di Giacomo come l’ultima?»
«Dio Santo, Jeanne, devi essere per forza così volgare?» interviene Sylvia Von Harden aspirando a denti stretti il fumo dalla solita sigaretta.
«Ah» sospira dolorante il figliol prodigo, abbandonato al fantoccio surrealista.

«Oh sì! Le nostre scene preferite!»

«Volgare, io? Ma ti sei vista? Con quel rossetto rosso da bordello e quel pastrano a quadri che chiami abito.»
«Il tuo cervello è così piccolo, Jeanne. Del resto un collo così sottile non avrebbe potuto reggere nient’altro che aria fresca.»
«A te, invece, per due puttanate che hai scritto, ti hanno pure dipinta.»
Le Marilyn sghignazzano. Sylvia si limita a ciccare la sigaretta.

«È proprio cessa, cazzo.» Adamo torna alla carica. «Meglio l’altra.»
«L’altra? Ti sei dimenticato di quando Giacomo non è uscito da questa stanza per tre settimane per l’altra?» sottolinea Frida accarezzando le scimmiette sulle sue spalle. «E poi la bellezza è un concetto astratto.»

I ragazzi si baciano ancora in piedi. Le mani di lei sono fresche sul suo collo, quelle di lui un po’ sudate: una salda sul viso candido, l’altra in ricognizione lungo la schiena.

«Ah l’amour!» La Ragazza con l’orecchino di perla sorride.
«SCOPARE SCOPARE SCOPARE» inneggia la città che sale.
«Ah» sospira il figliol prodigo.

La foga li spinge sul letto e cominciano finalmente a sbucciarsi.

Le Marilyn sono incontenibili.
«Questa ragazza ha proprio gli occhi buoni!» La Ragazza con l’orecchino di perla è raggiante.
«Questa ragazza ha proprio gli occhi» puntualizza Jeanne.

Via le t-shirt, via il reggiseno. La testa di Giacomo, bacio a bacio, va giù.

«Ma sai che tanto male alla fine…» Adamo si interrompe.
«Sei proprio un maschilista di merda.»
«SCOPARE SCOPARE SCOPARE» inneggia la città che sale.
«Ah» sospira il figliol prodigo.

«Aspetta un attimo.» La ragazza parla zittendo tutti. «Possiamo spegnere la luce?»
«Perché?» chiede Giacomo.
«Con tutti questi poster mi sento osservata.»

marinelli benedetta

Benedetta Marinelli è nata a Campobasso nel 2000. Attualmente vive a Roma dove studia Lettere Classiche all’università La Sapienza. Collabora come redattrice con il magazine Fyah. Si è classificata semifinalista alla sezione giovani del Premio Campiello 2022. Le sue uniche certezze sono il libro sul comodino e il basilico sulla pizza.