Un racconto di Massimiliano Maestrello
Numero di battute: 2494
Lo spazio nel letto che pensavamo sarebbe stato del bambino – immaginavamo già di sentirlo correre dalla sua cameretta per gettarsi in mezzo a noi – venne poco a poco occupato dal cane.
Eravamo d’accordo: Dog poteva muoversi nel giardino, entrare in casa, stare in cucina e in salotto. In camera da letto, avevamo deciso, ci saremmo ritagliati uno spazio solo nostro. Ma poi mia moglie aveva perso il bambino e Dog, una sera, era saltato sul letto, allungandosi tra noi. Nessuno dei due aveva trovato la forza di dirgli di tornare nella sua cuccia.
Solo per questa notte, ci eravamo detti. E invece era diventata una consuetudine.
Prima di acciambellarsi, Dog grattava le lenzuola come se scavasse una buca. Grattava, e scavava anche un solco sempre più profondo tra me e mia moglie. Io non mi allungavo più a toccarla, lei non lo faceva già da un po’. Adesso, potevamo dirci che Dog non ci avrebbe lasciato in pace.
Quella notte, Dog si svegliò di soprassalto: scattò sulle zampe abbaiando, dal letto, in direzione della porta. Sembrava vedesse qualcosa nel buio: accesi la luce. Non c’era niente fuori posto. Controllai in corridoio, poi in cucina e in salotto. Continuava ad abbaiare.
Dog, basta, diceva mia moglie. Ci volle un po’ per calmarlo. Ringhiava basso, come in attesa.
«E come mi chiamava? Il vecchio? Lo sposato?»
Mi rimisi sotto le coperte, aspettai che mia moglie e Dog si riaddormentassero e mi alzai. Andai in studio, dalla borsa del lavoro presi il cellulare nascosto nella tasca interna. In bagno, lo accesi. Nella cartella vuota arrivarono quattro messaggi. C’erano delle foto. In una era con una sua amica, vicino al bancone di un locale. Le aveva parlato di me? E come mi chiamava? Il vecchio? Lo sposato?
Le altre erano state scattate in bagno. In una mi mostrava il seno. Nell’altra aveva le mutande calate a metà coscia. L’ultimo messaggio diceva: Per quando ti deciderai.
Mi masturbai, poi, come al solito, cancellai i messaggi. Uscii dal bagno, rimisi il cellulare nella borsa. E fu allora che Dog si svegliò di nuovo. Iniziò ad abbaiare, corse furioso giù dalle scale. Mi si piazzò davanti, in corridoio, continuando a latrare. Sembrava non volersi fermare più.
Dog, ripetei più volte, ma non servì a nulla.
Scese anche mia moglie. Osservò la scena, chiese: Che cosa vede?
Non lo so, dissi. Ma Dog continuava ad abbaiare. Mi accorsi che non guardava me: i suoi occhi erano fissi su un punto poco a lato delle mie spalle. Come se ci fosse, lì a pochi centimetri, qualcuno che non riconosceva, qualcuno che non ero io.
Massimiliano Maestrello (1981) è nato e vive in provincia di Verona. Giornalista, lavora in un service editoriale. Suoi racconti sono stati pubblicati su riviste, antologie e online. Del 2014 è la raccolta Queste stanze vuote (Edizioni La Gru). Per Zandegù sono usciti i reportage Spaghetti Wrestler e Aldilà del tendone, oltre alla guida ironica sull’ipocondria Morirò, me l’ha detto Internet.
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