Pastrengo Agenzia Letteraria

guido casamichiela racconto

lo sguardo della mensa

Un racconto di Guido Casamichiela
Numero di battute: 2494

Scrivere a Tania dell’ufficio acquisti un’email contenente la richiesta di ordinare per esempio numero 2 cucitrici e numero 4 scatole di fermagli zincati ricevendo come risposta gentilissimo, provvedo subito, ti aggiorno quanto prima sui tempi di consegna, buona giornata, Tania equivaleva a dichiararsi il reciproco amore. Ne era convinto da un mese, o forse due, al massimo tre: non ricordava da quanto esattamente.

Tutti i pomeriggi, sdraiato sul divano della sala, perdeva tempo a ricostruire le origini di questa sorta di intesa comunicativa clandestina, e intanto inventava dettagli pseudoborgesiani.

«Gentilissimo, provvedo subito.»

Protetto dalla penombra di un vicolo, in un tempo lontano, lui le aveva consegnato un manualetto rilegato dalla copertina traslucida con tutte le indicazioni (anche quelle per farmi capire che non mi ami più, aveva precisato in un bisbiglio che era quasi un singhiozzo); lei l’aveva rifiutato. Era già lontana quando gli aveva sussurrato piano eppure fortissimo lascia i manualetti alle coppie senza intesa, non svilirci, non farlo, non lo meritiamo.

La sera invece i dubbi lo assalivano: e se mi fossi sbagliato? Si chiedeva talvolta, allarmato. Se lei non capisse che dietro ogni mia richiesta di acquisto c’è sempre un ti amo? E se non fosse vero che dietro i suoi procedo con l’ordine c’è sempre un ti amo di più io? Se fosse tutto solo nella mia testa?

Erano allarmi di un minuto, che rientravano non appena si ricordava di come lei l’aveva guardato una volta, alla mensa che frequentavano entrambi pur senza mangiare mai allo stesso tavolo. Si trovavano alla cassa, lei davanti a lui. Stavano per pagare, avevano la tesserina dei buoni pasto nella mano. Lei si era voltata per un attimo e l’aveva fissato, prima di rivolgersi alla cassiera. Gli era sembrato uno sguardo intenso, lei aveva addirittura sospirato, appena appena. Due secondi dopo, lui stava già dicendo a se stesso tieni a mente questo sguardo, tienilo a mente per i momenti sciagurati in cui non sarai più sicuro di niente, e fatteli passare.

Finito l’allarme, non poteva fare a meno di chiederle mentalmente scusa per avere dubitato.

Di solito si addormentava subito dopo che lei, tornata nella penombra del vicolo, dettava le sue dolci condizioni: ti scuso solo se mi prometti che è l’ultima volta, ricorda sempre lo sguardo della mensa, ricorda il sospiro, e non smettere di scrivermi email per richiedere nuova cancelleria, non vivo che per quelle, sette ore al giorno, cinque giorni a settimana, un sabato al mese.

casamichiela guido bio

Guido Casamichiela, cinquant’anni, due cose ama: le bio lunghissime e l’incoerenza.