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il dito

Un racconto di A. Melampo
Numero di battute: 2494

Un dito.
Abbandonato tra la scatola del cambio e il sedile del passeggero.

Aveva sentito un piccolo tonfo sordo mentre aspirava gli interni della Modus color miseria della Signora Parisi. Poi il sibilo sforzato dell’aspiratore, una specie di patetica asma. Sfilando il bocchettone da sotto al sedile, una roba rosata e molliccia era caduta sul tappetino, macchiandolo appena, per poi rimbalzare sull’asfalto del parcheggio.

Come assalito da un insetto, Sangeij era arretrato con un balzo. Il piede gli era rimasto incastrato nel tubo di plastica dell’aspiratore ed era finito culo a terra.

Da quella posizione, aveva osservato la piccola presenza aliena. Un dito mozzato. L’anulare, pensò, ma non avrebbe saputo dire perché. Il taglio era talmente netto che pareva fosse stato ghigliottinato. Il poco sangue alla base, per lo più secco, faceva intendere che fosse lì da un po’.

«L’anulare, pensò, ma non avrebbe saputo dire perché.»

Si sollevò dall’asfalto, entrò nell’ufficio e si procurò un sacchetto di plastica, di quelli per il ghiaccio, con la chiusura ermetica. Scrostò un po’ di brina dal frigo delle bevande e la versò nel sacchetto, riempiendolo per un quarto. Quindi, prese un pezzo di carta assorbente e tornò nel parcheggio. Il dito era sempre lì, una specie di lunga larva rosa nel grigio triste del pomeriggio, vicino all’auto con le portiere aperte. Lo raccolse trattenendo un moto di disgusto e lo inserì nella busta. Rientrò nel negozio e depositò il sacchetto dentro al frigo, tra le scatole dei gelati. Poi tornò all’auto e riprese il suo lavoro.

La Signora Parisi arrivò alle quindici in punto.

Era un’ottantenne elegante e cortese, che profumava di talco. Portava cappellini ridicoli e fuori moda. Al collo, appeso a una cordicella dorata, teneva un paio di occhialetti ovali che nessuno le aveva mai visto indossare.

Salutò Sangeij con un sorriso affettuoso, chiese notizie della piccola Amany e poi pagò i dodici euro del lavaggio, estraendo le monete dall’enorme borsellino.

Si congedò con gentilezza e fece per uscire dal negozio. Arrivata alla porta, indugiò per un attimo. Poi si voltò e tornò al bancone, dove giacevano dimenticate le chiavi della Modus. La signora allungò la mano per afferrarle. Una mano lucida, la pelle sottile come carta velina. Una mano a cui mancava un dito, mozzato alla base. L’anulare.

«Stavo dimenticando queste» disse con un sorriso ingenuo. «Sarei capace di perdere pure la testa, se non l’avessi attaccata al collo.»

Quindi uscì dal negozio, accompagnata dal suono del campanellino appeso alla porta.

A Melampo bio

A. Melampo vive in un piccolo borgo nel Nord della Toscana. Scrive canzoni e racconti. Attualmente sta lavorando al suo primo romanzo.