Pastrengo Agenzia Letteraria

racconto silvia roncucci

cliché

Un racconto di Silvia Roncucci
Numero di battute: 2486

Livia getta l’accappatoio su una sedia sbuffando, ed entra in acqua. Dieci minuti che le fanno segno di tuffarsi, ma Ricky le sta attaccato come un cane all’osso. Da settimane prova ad ammorbidirla con fiori (subito respinti), messaggi (senza risposta), piccole sorprese (inutili).

Ricky sa che la colpa è del suo mestiere: un bagnino deve essere per forza uno sciupafemmine. Anche se all’inizio erano le donne a cercarlo; lui dispensava sorrisi timidi e l’abbronzatura nascondeva quanto era imbranato. Ignoravano che il piccolo Enrico era stato un sedano dinoccolato, una cacca brava solo a galleggiare, o almeno così si sentiva, e che il duro lavoro lo aveva reso Ricky, imbattibile tra le vasche di una piscina e le cosce di una femmina.

Quando Livia esce gli occhi di Ricky indugiano sulle sue gambe snelle, il seno ancora sull’attenti. Le vecchie efelidi si confondono con le macchie solari. I capelli bianchi non si vedono sotto la cuffia. Le vene varicose sì, ma tanto ce le ha anche lui.

«Un bagnino deve essere per forza
uno sciupafemmine.»

Ricky si alza, passa una mano tra i capelli radi, tira in dentro la pancia e si avvicina.
«Che fai sabato?» domanda a Livia.
«Sto con i miei nipoti.»
«Venerdì a cena?»
«Preparo la cena ai miei nipoti.»
«E prima?»

Lo sguardo seccato di Livia è infiacchito dalle occhiaie. Non dorme più. È difficile abituarsi alla solitudine quando per cinquant’anni sei stata la metà di una coppia.
«Vado al cimitero.»

Ricky abbassa gli occhi mentre Livia e le amiche sfilano via. Il vecchio nuotatore non riesce proprio a vincerla questa gara. Dall’agosto del ’73, quando vide una ragazza bianca come il sale con in testa un foulard albicocca, avvolta in un vestitino azzurro, mettere un piede nella sabbia torrida e subito ritrarlo, per poi saltellare malamente fino all’ombrellone di sua zia e, una volta lì, sdraiarsi senza togliersi i vestiti e immergersi in un libro. Era appena arrivata da Roma per restare una settimana, diventata per sempre.

«Aspetta» dice Ricky mentre ripensa agli approcci biascicati, a quelli morti in bocca, a tutte le volte che l’ha guardata da lontano. «Posso accompagnarti?»

Livia non capisce come riesca a continuare a scherzare. La ragione le suggerisce che la vecchiaia gli ha fatto perdere solo il pelo mentre lei, insegnante di Matematica per una vita, dovrebbe continuare a usare la logica, come sempre.

Poi lo guarda e prima di parlare fa un gran sospiro. Le amiche si fermano, il cuore di Ricky pure. Un «può darsi» e un sorriso stanco di Livia abbattono anche l’ultimo cliché. 

roncucci silvia bio

Silvia Roncucci si divide tra il lavoro di insegnante e quello di guida turistica. Alcuni dei suoi racconti sono stati pubblicati su Offline, Malgrado le mosche, Il foglio letterario, Lorem Ipsum e Belleville news. Combatte quotidianamente con la dipendenza dalla crema di pistacchio, una figlia testarda, un marito polistrumentista e un gatto che adora saltare sulla tastiera del computer mentre lei scrive.