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Un racconto di Lisa Malagoli
Numero di battute: 2472

«Che ne dice se la chiamo Lella?» aveva chiesto il dottore a mia nonna e lei aveva risposto con un no secco.
«Bene, allora la chiamerò signora Fortuna.»
La mia infanzia è stata puntellata da episodi come questo. Mia nonna rideva e se ne infischiava mentre io mi vergognavo e basta. Iella. Ero la nipote della Iella.
«L’ha scelto mio padre quel nome» mi aveva detto. «In Jugoslavia c’era una ragazza che si chiamava così.»
«E che ci faceva là?»
«La guerra. Cos’altro vuoi che abbia fatto in un paese che non esiste più?»
A me non lo toglie dalla testa nessuno che lui, quella ragazza, l’amasse.

Quando lo vidi per la prima volta lui stava bevendo un pessimo caffè seduto in aula magna. Una brodaglia scura, come quella che vedevo ogni giorno al mio risveglio. Vivevo vicino alla foce del fiume a quel tempo perché non potevo permettermi neanche una stanza allo studentato universitario. Ogni casupola aveva la sua barchetta azzurra ormeggiata davanti, che oscillava fra le canne palustri.

«Ero la nipote della Iella.»

«È zona di turismo, sa?» mi aveva detto l’agente immobiliare. In realtà era solo un luogo in cui tutti parlavano al presente. Io ero l’unica a far riecheggiare l’aria di farò, andrò, diventerò. Erano persone che lanciavano le reti all’alba e leggevano la Bibbia. Un giorno una donna mi lesse una frase che a suo dire svelava l’essenza stessa della vita. Ad ogni giorno basta il suo affanno. Fui delusa nello scoprire che non ebbi alcuna grande rivelazione.

La prima volta che uscimmo a cena non gli dissi dove abitavo. Ero bella e giovane, e questo mi dava un vantaggio. E poi c’era quel nome che gli stonava addosso. Isidoro. Dalla sua, poteva contare sul fascino e i riconoscimenti accademici. Combattemmo per mesi, come si fa all’inizio di ogni normale relazione, per stabilire chi di noi avrebbe avuto il predominio sull’altro, e io fui quasi sul punto di arrendermi. Fu solo quel nome a salvarmi, quel nome che lo rendeva imperfetto. Nella mia testa lui diventò prima Carlo, poi Giorgio, e poi qualcosa che non ricordo fino a che, un mattino, la sua barba mi fu del tutto estranea.

Poco tempo dopo mia nonna venne a trovarmi. Ci sedemmo davanti al fiume con lo sguardo impigliato fra le maglie delle reti. Le raccontai della frase della Bibbia e lei mi confermò che lì è nascosto il senso della vita. Io sbuffai.
«Nonna. Ho lasciato andare una persona che amavo.»
«È un difetto di famiglia, cara.»
«Nonna?»
«Sì?»
«Me ne devo andare da qui.»
«Ce la farai. Sei o non sei la nipote della Fortuna?»

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Lisa Malagoli (1986) è nata a Carpi, è laureata in Lingue per la Promozione delle attività Culturali ed è professoressa di Inglese. Ciò che ama di più è il racconto breve ed è affascinata dal minimalismo. Legge da sempre, scrive da un paio d’anni. Vive a Modena.