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Un racconto di Kristine Maria Rapino
Numero di battute: 2489

Ho salvato un piccione.
Nonostante tutto, l’ho salvato.
Avrebbe potuto essere un cane, un bambino. Avrebbe avuto un senso. Invece, davanti alla porta di casa mia, c’era un miserabile piccione. Piccolo. Scuro. Imberbe.
Lo sposto nella terra. Rientro. Torno indietro. Lo prendo, me lo metto nella vasca da bagno. Dovrei farlo bere con una siringa. Ma quel ridicolo ingombro d’ossa è combattivo. Allunga il collo, becca come un’aquila. E stattene lì, nel tuo piscio giallo. So già che lo ritroverò morto.

La mattina mi alzo. Mi vesto. Il primo pensiero è andare a buttarlo, e pulire tutto. Invece è ancora vivo, ma provato. Ansima. Non si regge più sulle zampe. Lo guardo per un po’. Se morissi adesso, gli dico, mi risparmieresti la fatica. Poi prendo le chiavi, uno straccio, una scatola di vecchi sandali col tacco. E via, in macchina.

Tamburello sul volante. Accendo una sigaretta. Cazzo, ho detto che la devo smettere. Di colpo mi viene in mente che possa fargli male. Pensiero ridicolo. Apro il finestrino. Troppa aria. Lo richiudo. Quella specie d’imbuto neanche mi guarda. È immobile. Fisso in un angolo. Venti minuti. Lo tocco. Mezz’ora. Ancora niente. Proprio non vuoi morire. Sei uno che non molla.

«Ho salvato un piccione. Nonostante tutto l’ho salvato.»

L’insegna del Centro Recupero Rapaci. Scendo. Una mano sotto la scatola, l’altra sul pullo quasi esanime. C’è una veterinaria, dentro. Non perdo tempo. Glielo consegno, e me ne vado. «Poi vuole sapere come sta?» mi blocca. Annuisco, senza pensare. Le lascio il mio numero. «Non ci speri troppo, però.» Quasi mi consola.

Di nuovo in macchina. Guido in una direzione qualsiasi. Il cielo è un letto disfatto. Si prevede temporale. Troppo caldo per essere maggio. Accendo un’altra sigaretta. Un gatto mi attraversa la strada e per poco non lo metto sotto. Accosto per lo spavento.
Ho trentacinque anni. Ho appena perso il lavoro. Volevo un figlio.
In un attimo, tutto a puttane. E io che non riesco a smettere di pensare a quel maledetto piccione. Mi rimetto in strada. Accelero. Accendo l’aria condizionata al massimo. Fanculo il freddo.

All’ora di pranzo, rientro. Controllo il telefono. Niente. Pulisco la vasca da bagno senza guanti. La varechina mi scava le mani. Quel piscio m’ignora. Non se ne va. Lo devo scorticare. È tenace, penso. Come lui. Chissà.
Mangio qualcosa, controllo il telefono. Ancora niente. Dovrei uscire. Poi, una chiamata. È la donna del Centro Rapaci. Rispondo. Mentre lei parla, mi guardo le mani secche, l'odore bianco. Sorrido. E mi accorgo di essere felice.

Bio-Kristine-Maria-Rapino

Kristine Maria Rapino (1982) è laureata in Lingue e vive a Chieti. Con il romanzo inedito Voglio un amore da film ha vinto il premio della critica del programma Tramate con noi di Radio Rai1, è stata finalista regionale del Premio Letterario Rai La Giara e concorrente del talent letterario di Rai3 Masterpiece. Con un racconto ha vinto il Premio Sándor Márai per scrittori emergenti. Ha collaborato con alcuni web magazine e si occupa di editing. Ha appena terminato il suo secondo romanzo.