– C’era il sole oggi, lo sai? Quel sole che sembra quasi come il nostro sole, anche se poi non è proprio uguale. Non è che scalda.
E poi c’era il mare, e anche quello era un mare diverso, con l’acqua che voleva scappare. La mattina era là, e io stavo sul molo e camminavo e poi mi fermavo. Mi sono inginocchiato per toccare con la mano quell’acqua, che era blu, come la nostra, ma in realtà l’acqua era scomparsa. Pensavo ci fosse, e invece quella non c’era più. Se n’era andata.
– E tu cosa hai fatto?
– Io lo volevo raggiungere il mare, volevo immergere i piedi nell’acqua, anche se avevo le scarpe e con le scarpe non ci si può mica entrare, io lo volevo fare lo stesso. Soltanto così mi sarei sentito in pace col mondo, questo pensavo.
Ma al mondo non piace il contatto, tu credi stia fermo e invece quello scappa via, tu ti distrai un attimo, per accenderti una sigaretta, che so, oppure per allacciarti le stringhe, e quando rialzi lo sguardo è già tutto diverso.
– È diverso perché sei tu a cambiare, le cose restano là, fisse e immutabili, ma il tuo sguardo non è più quello di prima e allora ti sembra diverso.
– Ti dico che il mare è scomparso davvero, prima c’era e poi è fuggito, e scappando ha lasciato i cadaveri a riva. Lombrichi morti, alghe nere e conchiglie di tutte le dimensioni. C’era persino un copertone, di quelli grossi, da fuoristrada. Mica come le ruote della Punto, quello era enorme, nero, e il mare l’ha lasciato là, come se avesse altro da fare. Un appuntamento importante dall’altra parte del globo.
– La natura è eterna, i movimenti che compie sono solo balzi in circolo. Se avessi aspettato un paio d’ore, avresti visto la marea rimontare, e allora l’acqua avrebbe di nuovo coperto tutto, alghe lombrichi e copertoni, ma tu avevi fretta, fretta di cosa?
– La marea non c’entra niente. Oggi l’acqua era là, e poi è scomparsa; questo ti dico. È scomparsa all’improvviso, senza aspettare che io ci immergessi la mano, senza aspettare che io fossi pronto.
– È la marea, e quindi la luna. È per questo che il mare scompare; lo fa ogni giorno, lo ha sempre fatto. Non cambia abitudine perché ci sei tu a guardare.
– La luna ci veglia. Il mare ci bagna. Io ero là e ti dico che non è stata questione di pianeti o maree. L’acqua se n’è andata, di colpo. E questo è tutto. C’era quando sono arrivato, ha atteso la mia passeggiata sul molo, quelle pietre grigie increspate dal vento, mi ha guardato arrotolare le maniche del maglione, e poi è scomparsa come d’incanto. Non c’è nulla di naturale in questo. Niente di vero.
– Tu credi davvero che il mare fugga da te? Narciso da strapazzo. Mica eri solo su quel molo, c’era un intero villaggio a guardare il mare, come fanno ogni giorno i pescatori, e come facevano i loro genitori e pure i nonni, prima di te e prima di loro, fino all’alba del mondo, quando l’uomo ancora non c’era, ma c’era dell’altro, qualche insetto e un paio di anfibi. E anche allora, come sempre, il mare scappava.
– Ti dico che oggi era diverso. Ne sono sicuro. Il mare era là quando mi sono chinato e ho allungato la mano. Poi ho chiuso gli occhi, perché un po’ avevo paura di fissarlo, ma per quanto mi sporgessi dal molo e tirassi i muscoli e andassi più in basso, nulla valeva. L’acqua era fuggita. Quando ho aperto gli occhi non c’era più nulla. Il mare se n’era andato e l’orizzonte era deserto. Soltanto un terriccio grigio, ricoperto di fossili.