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Un racconto di Gabriele Orsi
Numero di battute: 2291

Ecco, insomma, alla tipa agganciata su Tinder, sempre lei, la stessa che mi fa rivoltare e accartocciare l’intestino per la sua irritante, nevrotica caccia al sublime a mezzo di un deprezzamento fisico ed emotivo che con compiacimento e filosofia commette su di sé e allo stesso tempo rivolta su di me, a lei insomma ho dichiarato la mia verità, più che altro per non sembrare da meno.

Approfittando di uno stallo della conversazione mi sono guadagnato il mio spazio con un languido Sai… e da lì ho rovesciato il mio segreto, l’ho stramazzato sul display accanendomi sulla tastiera, i pollici andavano a velocità fotonica e infilavano una dietro l’altra battute brevi e acrobatiche ma precise, lessico selezionato – parole con quattro sillabe o più che accostino suoni liquidi, nasali, fricativi ed esplosivi, tipo Maramaldeggiando, che fa sempre la sua figura – fino a chiuderlo con l’estrema unzione della dialettica, l’interrogazione per cui o sei dentro o sei fuori, e cioè Mi capisci?

Un sospiro lungo, un po’ di tremarella, gli occhi appallonati. Lei di là dallo schermo ha pazientato con strategia, io ero gonfio di me, L’ho stesa, ho pensato, L’ho fatta secca. Ma lei – colpo di scena – se ne esce con un: Ma dài (faccina commossa).

«L’ho stesa,
ho pensato.»

Io non mi faccio scoraggiare. Magari adesso due paroline in più me le dice, penso. Aspetto uno due tre minuti. La mia confessione, del resto, merita un riconoscimento. Quattro, cinque. Se non altro per la bontà dell’esposizione. Sette, otto. Cristo santo, non vedi con quanta verità t’ho sbattuto in faccia la mia animetta profonda? Nove dieci undici. Niente. Sento sopraggiungere il senso pieno del fallimento.

Risalgo la conversazione per scovare l’errore, un refuso, una contraddizione, vedi mai. Ma era tutto perfetto. Senonché – intanto ero via via sprofondato nel mio buio e avevo realizzato, nello slancio di genio innescato dallo sconforto, la consistenza del nulla – lei dopo dodici minuti che ero lì a friggere ecco che ha lanciato una bomba off-topic, il colpo di grazia, che più o meno suonava così: Non sarai mica di quelli che si fanno la doccia di sera per guadagnare tempo la mattina, vero? E a questo punto, che poi è stato un attimino solo, m’è venuto il dubbio che quella vecchia faccenda non avesse per davvero nessuna importanza.

orsi gabriele bio

Gabriele Orsi (1991) è nato e cresciuto a Roma, dove si è laureato in Filologia Moderna e lavora come professore di Lettere. Ha pubblicato un romanzo, Ali di piombo (Armando Curcio Editore), e una biografia sportiva, A mani nude (Ultra Sport). Un suo racconto è in corso di pubblicazione su Salmuria.