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quella cosa

Un racconto di Marta Santomauro
Numero di battute: 2497

Proprio in quel momento, lei gli disse quella cosa.
Lui fece finta di non sentirla. Scoppiò a ridere.
Lei neanche si arrabbiò. Erano troppo fatti per prendersi sul serio e poi quella era – a detta di tutti – la festa del secolo.
La stanza trasudava alcol e ganja. Anche i loro capelli puzzavano di fumo nonostante le parrucche e i litri di lacca.

Vestiti come sarai tra vent’anni.
Era questo il motivo per cui lei gli aveva detto quella cosa.

Tutti gli altri sembravano avere le idee chiare, come se avessero già messo in conto marmocchi, avvocati, porte del bagno sbattute forte e cenoni della vigilia con le famiglie riunite.

Anna era una hippie con i capelli grigi intrecciati sulla nuca, decisamente troppo bella per rispettare il tema: si era scordata le rughe. Mirko era incaricato dell’accoglienza: con i capelli imbiancati di talco sotto il berretto rosso di McDonald’s rispondeva al citofono, raccoglieva i cappotti e li buttava sul letto di fianco a Linda e Giacomo in procinto di fare un bambino in ritardo (o in anticipo?), improvvisava presentazioni tra nuove Loredana Berté e non più giovani fattorini di Deliveroo.

Un’altra coppia limonava sul divano mischiando il completo gessato di lui con la tuta da meccanico dell’altro lui.
Bevevano vino rosso impreziosito, passando di mano in mano quella bottiglia magica con lunghi sorsi a canna.

Il rumore di un bicchiere fracassato tra le mattonelle e il tappeto persiano fece prima girare e poi ridere tutti. Il tizio scalzo che stava camminando sui vetri, invece, sembrò non accorgersi di niente.

«Erano troppo fatti per prendersi sul serio.»

A lei tornò di nuovo in mente quella cosa. Un po’ tremolante, ma sempre intatta.
Pensò di ridirla e lo fece.
La sentì rimbalzare nell’aria, facendo anche un po’ di eco.
Si sentì molto sola.

Lui girò l’obiettivo della fotocamera.
«Facciamoci una foto» disse impastando la voce con dell’altro gin tonic. Arricciò le labbra a culo di gallina guardando il flash.
Lei invece spostò lo sguardo lontano, da un’altra parte. Alzò il mento e si girò proprio verso dove sapeva che l’avrebbe portata quella cosa.

Lui le arrotolò un braccio intorno al collo, incastrando le dita in mezzo ai colori sgargianti della giungla che c’era sul suo foulard di seta. Infilò gli occhiali da sole nel collo della camicia freak di cui era molto orgoglioso, sistemò il ciuffo ingellato per liberare un occhio. Il pappagallo stampato sul collo di lei sorrideva nell’obiettivo.

Dentro quel click della Polaroid si fermò tutto.
Ma per quella notte, loro erano ancora giovani e scemi.

Bio-Marta-Santomauro

Marta Santomauro (1984) è nata a Milano, ha studiato Design della Comunicazione e lavora come libraia alla Gogol and Company di Milano. Nel 2013 è stata tra i vincitori del premio letterario Subway. Alcuni suoi racconti sono apparsi sulle riviste Scrittori Precari, Colla, Cadillac, Foro.